VIII Edizione – 2001
I Vicaretti Umberto – Luco dei Marsi (Aq)
II Cartapatti Luca – Milano
III Schito Beniamino – Albisola Superiore (Sv)
Segnalazioni
Maurizio Balbiano – Genova
Vittorio Magrini – Firenze
Giorgio Rolfi – Cuneo
Loriana Capecchi – Quarrata (PT)
Adriano Lorenzo Poletto – Grosseto
Claudio Bellini – Valenza (AL)
Premio speciale della giuria
Liliana Zinetti – Bergamo
Ragazza di Srebrenica
Ragazza di Srebrenica
scampata agli obici alle mine
ma non alla tua grazia
alla bellezza triste
dei tuoi occhi.
Ragazza di Srebrenica
indenne tra tempeste
di fuoco e di cemento
e fango e acciaio
eppure arresa al verde intrico
dei lecci e dei castagni
(scala ammiccante
sentiero per il cielo
i mostri ricacciati nell’abisso).
Ragazza di Srebrenica
dolce e disperata
dimmi se adesso
al vento lieve della sera
più leggera è la tua pena
e se la luna dimmi
la luna che sognavi
nei tuoi sogni di bambina
è più vicina
ora che in cima al ramo del castagno
hai steso ad asciugare
le tue lacrime
e lì a dimora hai posto
il giunco sottile e acerbo
del tuo corpo.
Ora dalla terra ti separa
appena un palmo
un palmo di dolore e di coraggio.
Un palmo appena
ma profondo quanto basta
per segnare il limite
l’estremo margine incolmabile distanza
tra la luce dei tuoi occhi
e il Male.
Ma ora fermati. Basta.
Scendi ti prego. Aspetta.
Verrà tua madre
povera smarrita assente
persa nel labirinto del dolore.
Ora nel gioco delle parti
(tu madre lei bambina)
il Tempo vi assegna un’altra vita.
Corrile incontro abbracciala
e portala per mano
tu che conosci già la strada.
Vicaretti Umberto – Luco dei Marsi (Aq)
Coriandoli
Ti sei chiesta mai
cosa faccio in questa casa
quando resto solo,
e non ho niente da dire;
se immagino le stelle
in quattro mura di cemento
oppure scappo
in un romanzo un pò cretino
per evadere il silenzio.
E a volte sogno cieli verdi
mentre metto su il caffè,
con le lampade accese
e la tivù senza parole;
e poi apro le finestre
quando piove
sulle case e sulle antenne,
respirando a mani tese
smog bagnato
e lacrime di gomma.
Certe sere
passo il tempo a ritrovarti
tra il rossetto sui bicchieri
o il profumo del divano
che non se ne va,
come certe canzoni un pò soul,
o le parole di una poesia.
A volte guardo le fate
appese sopra i mobili e sul letto,
e scrivo mucchi di lettere
in corsivo
come coriandoli di carta
e lucciole stonate;
poi mi addormento vestito,
nelle notti
che non so trovare
l’inizio e la fine di un pensiero.
Ti chiedi mai come vivo
tra queste quattro mura,
senza la luce
che riscalda gli inverni
e il sole che spazza i temporali;
senza quel battito lontano,
riposto tra il silenzio di questi muri
e una mano
poggiata sul tuo petto.
Cartapatti Luca – Milano
Il tuo ritorno
Un colpo, due di tosse s’avvicina,
t’annuncia per la tromba delle scale;
ti apro l’uscio, l’ombra tua sconfina
dai piani bui e torni nel reale.
Ne a tè ne a me la voce più s’incrina
dopo il colloquio quasi trentennale,
anche se la parola era in sordina,
e tu distanza, allora, immateriale.
Prendi il caffè: ne i massimi sistemi
ne altre verità non mi svelare,
sia oggi pausa sui destini estremi:
tempo, c’è il tempo da ripristinare.
Guardi i vetri; per altro, per me fremi,
dacché smettesti, padre, d’invecchiare.
Schito Beniamino – Albisola Superiore (Sv)